Hanno perso la sfida con i costruttori giapponesi e coreani nei segmenti C e D di berline 2/3 volumi. Nonostante la strategia di produrre world car (ricordo che la loro Fusion è la nostra Mondeo) e puntare sul piacere di guida.
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La Ford si adegua ai nuovi trend del mercato statunitense con una profonda revisione della sua offerta commerciale. Entro il 2020 il 90% dell'offerta sarà composto da Suv e pick-up, le carrozzerie che incontrano più successo tra gli americani. Per il resto, le uniche altre due vetture presenti nella gamma dell'Ovale Blu saranno la Mustang e la Focus Active, una crossover compatta in arrivo nelle concessionarie l'anno prossimo.
Taglio dei costi e maggior redditività. La revisione della gamma rientra in un più ampio programma per accelerare il taglio dei costi varato dall'amministratore delegato James Hackett per migliorare la redditività della Casa di Dearborn. La Ford punta in particolare a raggiungere un margine operativo dell'8% entro il 2020, due anni prima di quanto pianificato in precedenza. Per raggiungere tale traguardo ha intenzione di tagliare 25,5 miliardi di dollari di costi entro il 2022 e non più solo 14 miliardi come indicato lo scorso autunno e di ridurre di ben 5 miliardi le spese in conto capitale rispetto ai precedenti 34 miliardi messi a budget. È in tale contesto che rientra la decisione di non investire più nelle prossime generazioni delle tradizionali berline commercializzate nel Nord America, come la Fusion o la Taurus.
Trimestre sopra le attese. Il piano di taglio dei costi ha già iniziato a genere i primi frutti, come dimostrato dai risultati finanziari del primo trimestre. I ricavi si sono attestati a 41,96 miliardi di dollari, in crescita del 7% rispetto ai 39,15 miliardi del pari periodo dell'anno scorso e al di sopra dei 37,16 miliardi attesi dal consenso degli analisti con il calo delle vendite compensato da un miglior mix di prodotto e dall'aumento del peso delle Suv e dei pick-up, da sempre fonte di maggior redditività. L'utile operativo è invece sceso da 2,5 miliardi a 2,2 miliardi come conseguenza dell'aumento dei costi per materie prime e dell'effetto negativo dei tassi di cambio e pertanto il margine operativo è calato di 1,2 punti percentuali al 5,2%. L'utile netto è invece migliorato del 9% arrivando a 1,74 miliardi, pari a 43 centesimi per azione, tre centesimi in più rispetto a un anno fa e due in più rispetto alle stime del mercato.
Nord America traina conto economico. È sempre la regione nordamericana a sostenere i conti della Ford grazie anche, se non soprattutto, al contributo delle forti vendite di Suv e pick-up, che ha in parte compensato l'aumento dei costi per materie prime. In Nord America, a fronte di ricavi in crescita da 24 a 24,8 miliardi, l'utile operativo è sceso di 200 milioni a 1,9 miliardi per un margine in discesa di 1,1 punti percentuali al 7,8%, un valore ancora distante dal 10% messo in preventivo per il 2020. In Sud America, la Ford ha registrato invece il sesto trimestre consecutivo in rosso seppur in graduale miglioramento grazie alla ripresa dei mercati brasiliano e argentino: la perdita operativa è risultata pari a 149 milioni di dollari, a fronte dei 240 milioni persi un anno fa. Peggiora, invece, l'Europa dove, nonostante l'aumento dei ricavi del 18% grazie a tassi di cambio favorevoli e a un miglior mix dei prezzi, l'utile operativo è sceso di 90 milioni a 119 milioni. In Medio Oriente e Africa la Ford ha assistito a un miglioramento delle performance mentre l'Asia Pacifico ha generato dati negativi per colpa soprattutto della Cina e dei relativi costi sostenuti per la localizzazione della produzione di diversi nuovi modelli. Nella regione la perdita operativa è stata di 119 milioni, a fronte dei 148 milioni di utili di un anno fa.